Kurt Sutter parla della stagione 7 di Sons of Anarchy

Il nostro fucking genius Kurt Sutter è stato scelto da Mike Fleming di Deadline per commentare insieme a lui la 66ma edizione degli Emmy Awards, cerimonia tenutasi il 25 agosto a Los Angeles, in California. Durante il live blog che trovate per intero cliccando QUI, Sutter ha rivelato molte info interessanti sulla settima ed ultima stagione di Sons of Anarchy, su The Shield, sulle sue influenze letterarie per scrivere SoA e molto molto altro… Abbiamo deciso di riassumerle qui di seguito. Buona lettura!

Kurt Sutter

FLEMING: Dimmi dove porterai noi SoA addicted in questa stagione finale?
SUTTER: Siamo diretti verso una strada oscura. E non sono ancora sicuro se ci sia una luce alla fine di questo tunnel.

FLEMING: Adesso che stai arrivando alla fine di un percorso durato 7 anni, quanto di questo viaggio avevi già calcolato all’inizio con quel lontano primo episodio?
SUTTER: Avevo un’idea di quali sarebbero stati i grandi momenti di svolta. Sapevo che Tara sarebbe morta alla fine della sesta stagione.

FLEMING: Opie?
SUTTER: Non l’avevo previsto. Pensavo ce l’avrebbe fatta sino alla fine.

FLEMING: Perché deviare da questo percorso? Era il personaggio preferito da tutti, senza mancare di rispetto a Otto.
SUTTER: Amo Ryan e per quanto sia stato triste vederlo andare via, è parte della magia di quello che faccio. Ho attori che portano loro stessi nei loro personaggi e Ryan ha interpretato Opie con tanta empatia, che sono arrivato al punto in cui non c’era nessun altro posto dove sarei potuto andare con lui. Avevamo preso tutto dal suo personaggio e non poteva più sedersi al tavolo. 

FLEMING: Avrebbe diminuito l’intensità dello show?
SUTTER: Avrebbe spinto troppo sulla credibilità del personaggio. Avevamo ucciso sua moglie e suo padre. Sapendo quello che conosceva, non riuscivo più a vederlo dall’altra parte del tavolo insieme a Clay. Volevo che se ne andasse facendo qualcosa per il club. Quella scena tra lui e Jax in cella, è una delle mie scene preferite che abbia mai scritto.

FLEMING: Sia in “The Shield” sia in “Sons”, ti sei mai pentito di aver ucciso qualcuno o aver fatto una certa scelta nella trama?
SUTTER: Hmm… no. Penso che ci siano state alcune circostanze in Sons, c’è stato il triste caso di Johnny Lewis [l’attore che interpretava Half Sack – articolo QUI -]. Non avevo intenzione di sbarazzarmi di quel personaggio. Niente di quello che poi è successo a Johnny, non avevo presagito nulla di ciò nello show. Era un ragazzo professionale. Si sentiva emarginato, non sapeva a cosa contribuiva. Non aveva voglia di tornare e non ho intenzione di tenere un attore nello show che non vuole farne parte. E’ veleno per lo show. Sono stato costretto a prendere decisioni che vorrei non aver dovuto fare, ma non mi pento di nessuna decisione presa sui personaggi e sulla narrazione.

FLEMING: C’è mai stato un attore che ha provato a dissuaderti riguardo la morte del suo personaggio?
SUTTER: Sì. Sono le sette fasi del dolore. Della serie “Nooo! Allora perché???” e poi varie fasi di triste accettazione. Ron Perlman non l’ha ancora accettato. Ho pranzato con Ryan un anno fa. E’ stato così gratificante avere una post mortem con lui sul personaggio. Era grato e lo capiva. Una volta che si allontanano, vedono il disegno più grande.

FLEMING: Ho visto Ron a Cannes. Sembrava felice. Ha raccolto fondi, sta avviando dei progetti… Guillermo del Toro vuole fare un altro Hellboy. Non l’ha ancora accettata [la morte di Clay]?
SUTTER: Ho appena letto un’intervista che ha fatto, dove parlava di come fosse difficile lasciar andare quel personaggio.

FLEMING: Lo comprendi?
SUTTER: Assolutamente. Penso Ron abbia sempre immaginato che il conflitto finale sarebbe stato tra lui e Jax. Per me, il conflitto finale è tra Jax e se stesso.

FLEMING: Non con la madre Gemma?
SUTTER: Jax è sempre stato un ragazzo in conflitto. Uno che pensa in maniera troppo profonda per quella vita. Sì, ovviamente in questa stagione ci sarà conflitto tra lui e sua madre e gli altri soci del club. E antagonisti esterni. Il conflitto finale per Jax sarà incentrato più sulla sua eredità e sul venire a patti con l’uomo che è.

FLEMING: Ho letto hai studiato letteratura classica e opere teatrali. C’è un protagonista su cui ti sei ispirato per Jax?
SUTTER: Hmm. Ovviamente c’è l’accenno all’archetipo di Amleto. Sono un grande fan di Jean Genet. In generale. Ma c’era qualcosa nel suo lavoro che mi ha affascinato… anche come artista. Aveva questa condizione da criminale, dove non importa quello che cercava di fare, non poteva fuggire da dove proveniva, e non importa quanto famoso e celebrato Genet divenne, lui viveva sempre ai margini. Questo mi ha affascinato. Quella complessità su chi era, come uomo. Molti dei miei eroi lottano con questo tipo di complessità. Jax sicuramente.

FLEMING: Quindi sei stato influenzato da questi grandi autori. Da quanto tempo avevi delineato il personaggio di Jax nella tua mente?
SUTTER: Molte delle qualità di Jax mi sono venute in mente mentre lavoravo in The Shield.

FLEMING: Questo perché quello show ha rotto tutte le regole?
SUTTER: Penso di sì. Per me, Vic Mackey era tecnicamente al 60% un “buono” e al 40% un “cattivo”, e Jax era al 60% un cattivo e un buono per il restante 40%.

FLEMING: Anche all’inizio quando era idealista e leggeva i diari di suo padre?
SUTTER: Sì. A causa della vita. La spietatezza è necessaria, per la natura stessa del fuorilegge.

FLEMING: Ho guardato i primi episodi della stagione finale. Dopo la morte della moglie, Jax è in piena modalità Denzel Washington nel film “Man On Fire”. Come scrittore, com’è quando il protagonista rischia di perdere l’empatia del pubblico perché è tanto furioso quanto sofferente per il lutto, e le sue azioni sono imperdonabili?
SUTTER: Sento che, fino a quando il cambiamento della storia e del personaggio è organico, e tutto quello che abbiamo fatto fino a questo punto ha posto le basi in tal senso, penso che la gente potrebbe avere delle difficoltà, ma non si sentirebbe tradita. Perché tutto ha un senso. C’è un piccolo grande discorso che si sente in uno dei trailer promozionali. CCH Pounder dice che la vendetta, la rabbia sono una parte naturale del lutto. La maggior parte delle persone possono avere fantasie nel contrattaccare, ma è parte del processo del lutto. A causa del mondo in cui vive, diventa più un’azione che un semplice pensiero. A causa del mondo in cui vive, le persone non solo saranno d’accordo, ma si sentiranno tradite se non percorrerà questa strada. Sarebbe falso e ruffiano.

FLEMING: Qualunque empatia avete perso da parte del pubblico con la morte Opie, ne avete riacquistata un sacco portando Jimmy Smits nello show per il ruolo di Nero. Come è successo e perché quel personaggio è così empatico.
SUTTER: Eravamo ad un evento in cui Paris Barclay stava ricevendo un premio, ho visto Jimmy e ho pensato: “Ca**o!E’ lui”. Ho scritto quel personaggio, non sapendo nemmeno se l’avremmo mai portato in scena. Sapevo che lui avrebbe funzionato. L’ho saputo appena ho visto il primo episodio della quinta stagione. Jimmy aveva capito ogni sfumatura del personaggio: l’umorismo, il fatto che era un ex delinquente, che ha subito un intervento chirurgico a cuore aperto e ciò rappresentava uno strano legame tra lui e Gemma. Quando hai un attore che si presenta sul set, che è allo stesso tempo incredibilmente professionale, incredibilmente talentuoso e un uomo rispettabile… e osservandolo sul set con Charlie, era un’influenza positiva. Il livello di lavoro di tutti si è innalzato. Per me, non importa quanto sia bravo un attore, se è un cogl***e, non lo assumo.

FLEMING: Davvero?
SUTTER: Oh sì. Perché alla fine, non importa quanto possa essere buona la prestazione di qualcuno. Per un dramma a puntate, dove si lavora settimana dopo settimana, se l’impatto è negativo sul cast, lo show ne soffrirà.

FLEMING: Cosa puoi dire ai fans su ciò che possono aspettarsi da questa stagione?
SUTTER: La cosa che preferisco in questa stagione, e che spero piacerà anche ai fans, è un Jax incredibilmente motivato e proattivo. E SAMCRO completamente unito.

FLEMING: Una volta archiviato Jax Teller, Charlie deve fare quel passo successivo come attore. Sembra che lui lavorerà già in un franchise, visto che faranno un altro film di Pacific Rim. Dove lo vedi tra cinque anni?
SUTTER: Penso che Charlie continuerà a seguire lo stesso percorso che sta percorrendo ora, vale a dire non si preoccuperà della fama, o del denaro, e farà quei progetti che lo eccitano. Sia che si tratti di recitazione, scrittura, produzione so che il ragazzo avrà successo.

FLEMING: Come lo hai trovato?
SUTTER: E’ stata la provvidenza. Ho finito un pilot e stavo riscrivendo una sceneggiatura per un remake di “The Punisher”. Lexi Alexander era il regista. Ho guardato i suoi film. Uno di questi era “Green Street Hooligans”. La riscrittura di “The Punisher” è stata un disastro e il film faceva schifo, ma l’aspetto positivo è stato che avevo conosciuto Charlie. Ricordo di aver visto questo ragazzo. Non avevo mai visto un attore che fosse talmente bello e carismatico, ma autenticamente rude e “di strada”. Charlie è cresciuto a Newcastle, questa città da classe operaia, nel nord dell’Inghilterra. Suo padre era un gangster di rottami metallici. I rottami di metallo sono un grande business: si raccolgono e si vendono al peso. Un po’ come il giro d’affari della spazzatura a New York. C’era qualcosa in Charlie. Quando abbiamo iniziato i casting per Sons, pensavo chi è Jax, e dove si trova? Scoprì che Charlie viveva a Los Angeles e non era rimasto entusiasta da nessun ruolo che gli era stato offerto. Principalmente per la scrittura.

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