Il Manoscritto di John Teller

LA VITA E LA MORTE DI SAM CROW.
COME I SONS OF ANARCHY HANNO PERSO LA LORO VOCAZIONE.

DI JOHN THOMAS TELLER

[ENGLISH VERSION: HERE]

E’ il manoscritto/diario scritto da John Teller su SAMCRO. È stato scritto dopo la morte del figlio più giovane di John, Thomas Teller, ed è stato concluso il 15 marzo 1993. Il tema principale del libro è il rimpianto di John su ciò che il club era diventato, rispetto alla sua idea originale per cui l’aveva fondato. Nell’episodio pilota, Jax ha trovato il manoscritto del padre nel magazzino e ha cominciato a leggerlo. Alla fine della stagione, Gemma ha parzialmente bruciato la copia originale, ma a Jax è stata data una seconda copia da Piney Winston al funerale di Donna Winston. Nella stagione 2 Jax ha consegnato il manoscritto a Tara e a Opie affinché potessero leggerlo.

Durante la stagione 5, abbiamo visto Jax iniziare a scrivere il proprio diario, ma è stato interrotto da Tig e Chibs. Alla fine della serie, lo vediamo bruciare tutte le copie di entrambi i manoscritti, i suoi e quello di suo padre, una mossa compiuta allo scopo di spezzare un ciclo che avrebbe probabilmente continuato a tormentare anche i suoi figli, e con l’intento di seppellire tutto ciò che riguarda SAMCRO.

Il manoscritto spiega ciò che il club ha iniziato, come e in che modo non è andato come auspicato da JT.

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(Dall’episodio 1×01 Pilot)

Per i miei figli. Thomas, che già riposa in pace. E Jackson, possa non conoscere mai questa vita piena di caos.

 

(Dall’episodio 1×02 “Seeds”)

La maggior parte di noi non erano violenti di natura.
Avevamo tutti i nostri problemi con le autorità’, ma non eravamo dei sociopatici.
Avevamo capito che quando vuoi vivere al di fuori della società’, rinunci alla sicurezza data dalla stessa.
Del resto… sangue e proiettili sono le regole della Legge,
e se sei un uomo con delle convinzioni,
la violenza e’ inevitabile.

 

(Dall’episodio 1×03 “Fun Town”)

Quando ci adoperiamo per vendicare coloro che ci sono cari,
la giustizia del singolo si scontra con quella di Dio e della società.
Diventiamo giudici, giuria e Dio.
Quella scelta porta con sé un’enorme responsabilità.
Alcuni crollano sotto tale peso, altri finiscono per abusarne.
Il vero fuorilegge trova il giusto equilibrio tra la passione del proprio cuore e la ragione della propria mente.
La sua soluzione è composta in parti uguali di giustizia e potere.

 

(Dall’episodio 1×04 “Patch Over”)

La prima volta che lessi Emma Goldman non fu in un libro.
Avevo 16 anni, facevo autostop al confine col Nevada.
La citazione era dipinta in rosso su un muro.
Quando vidi quelle parole, era come se qualcuno le avesse strappate da dentro la mia testa.

“Anarchia sta per liberazione della mente umana dal dominio della religione. Liberazione del corpo umano dal dominio della proprietà. Liberazione dalle manette e dalle costrizioni del governo. Sta per ordine sociale basato sulla libera associazione degli individui.”

Il concetto era puro, semplice, vero.
Mi ispirò.
Accese un fuoco di ribellione.
Ma alla fine, ho imparato la lezione che Goldman, Proudhon e gli altri hanno imparato: la vera libertà richiede sacrificio e dolore.
La maggior parte degli esseri umani pensa di volere la libertà.
In verità, bramano i legami di ordine sociale, leggi rigide, materialismo.
La sola libertà’ che l’uomo vuole davvero è la libertà’ di essere a suo agio.

 

(Dall’episodio 1×06 “AK-51”)

Più’ invecchio, più’ mi rendo conto che con l’età uno non diventa più’ saggio, diventa solo più stanco.
Non sono più’ intelligente ora rispetto a 30 anni fa.
Semplicemente, mi sono stancato di convivere con le bugie e di nascondere le paure.
Non è la consapevolezza di se che fa emergere la mia indiscrezione.
E’ lo sfinimento.

 

(Dall’episodio 1×07 “Old Bones”)

All’interno del club ci doveva essere la verità.
La nostra parola era il nostro onore.
Ma fuori era tutto un inganno.
Le bugie erano la nostra difesa, il nostro modo di fare.
Per sopravvivere dovevi padroneggiare l’arte di mentire.
La bugia e la verità dovevano sembrare uguali.
Ma quando impari questa abilità nessuno conosce più la verità.
Dentro o fuori dal Club.
Soprattutto tu.

 

(Dall’episodio 1×08 “The Pull”)

Einstein ha detto che qualsiasi pazzo intelligente può rendere le cose più’ grandi, più complesse e più’ violente, ma ci vogliono un tocco di genio e molto coraggio per muovere qualcosa nella direzione opposta.
Sto capendo che il mio tocco di genio e il mio coraggio stanno arrivando troppo lentamente e troppo tardi.
E ho paura che per Sam Crow possa non esserci una direzione opposta.

 

(Dall’episodio 1×09 “Hell Followed”)

Non ho mai preso una decisione cosciente su come far diventare il club.
E’ successo davanti ai miei occhi.
Ogni evento selvaggio era un catalizzatore per il seguente.
E quando la violenza aveva raggiunto proporzioni epiche, io non me n’ero accorto,
Il sangue era di tutti i colori.

 

(Dall’episodio 1×13 “The Revelator”)

[Piney ha rivelato a Jax la sua copia del manoscritto di John Teller. Vi è allegata una nota indirizzata a Piney]

Al mio più vecchio, caro e saggio amico.
Quello che abbiamo cominciato io e te era una buona cosa, per una buona ragione.
Quello che siamo diventati è una cosa diversa, per ragioni che non capisco più.
Sento venti di rancore alle mie spalle e non so per quanto tempo ancora porterò questo giubbotto che amo tanto.
Questo libro è dedicato a tutto quello che volevamo e a tutto quello che ancora possiamo essere.

Ti voglio bene, fratello.
J.T.

 

(Dall’episodio 2×05 “Smite”)

Mi sono reso conto che nella mia spirale discendente nella disperazione, stavo effettivamente cadendo dentro al grande vuoto creato dalla mia carenza nelle basilari doti umane.
La più lampante era il perdono.
Se qualcuno mi faceva un torto, dentro o fuori dal club, dovevo essere risarcito.
Soldi o sangue.
Non c’era nessun porgere l’altra guancia.
Quando le relazioni diventano un bilancio di profitti e perdite, non hai amici, o persone care.
Soltanto dei più e dei meno.
Sei completamente da solo.

 

(Dall’episodio 2×10 “Balm”)

Mi sono ritrovato perso nel mio stesso club.
Mi fidavo di pochi, ne temevo molti.
La vita da nomade offriva una via di fuga e l’esilio.
Non sapevo se andarmene avrebbe curato o ucciso quello che avevamo creato.
Non sapevo se era un atto di forza o di codardia.
Non lo sapevo. Cosi’ sono rimasto.
Sono rimasto perché’, alla fine, l’unico modo per tenere tutto in piedi, era soffrire sotto il suo peso.

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