
Da Entertainment Weekly arriva la recensione dei primi due episodi di Mayans MC, lo spinoff o meglio, come ama definirlo il nostro amato Kurt Sutter, “il secondo capitolo della saga di Sons of Anarchy”.
ATTENZIONE SPOILERS – NON PROSEGUITE OLTRE SE NON VOLETE CONOSCERE ANTICIPAZIONI SULLA TRAMA
La nuova serie FX condivide del DNA con Sons: Emilio Rivera riprende il suo ruolo di Marcus Alvarez, Presidente del charter di Oakland, un personaggio principale di SoA riappare in un flashback, entrambi gli show mantengono fede alla predilezione del creatore Kurt Sutter di mostrare cruda violenza e uomini attraenti senza maglietta. Ciò nonostante, Mayans dà l’impressione di essere già una nuova entità a sé stante, seppur familiare.
Svolgendosi circa 2 anni dopo il finale di Sons, Mayans MC segue il club situato nella California meridionale attraverso gli occhi di un prospect di nome Ezekiel “EZ” Reyes (JD Pardo), un ragazzo del college finito in prigione, con un cuore poetico e una memoria fotografica. EZ ha anche un segreto, uno che lo tiene ai margini di questa banda di outsiders, e uno che potrebbe rivelarsi letale per suo fratello Angel (Clayton Cardenas), un membro effettivo dei Mayans.
Il club si guadagna da vivere contrabbandando eroina per il cartello Galindo, guidato da Miguel (Danny Pino), un laureato della prestigiosa Cornell University con abiti impeccabili e un debole per la tortura. Molta dell’azione nei primi due episodi si concentra sulla guerra di Miguel con Los Olvidados, un gruppo di ribelli Messicani che vuole distruggere il cartello. Questa battaglia fornisce raffiche di testosterone e fomenta l’azione (esplosioni, automobili distrutte, una vera e propria rissa in un rifugio per cani…) ma il cuore di Mayans MC – come in Sons – sono le storie degli uomini, che vanno oltre i giubbotti di pelle e i muscoli scolpiti.
Angel, un gigante buono con un sorriso gentile, nutre ambizioni che potrebbero portarlo al conflitto con il severo Presidente Bishop (Michael Irby). EZ cerca costantemente rifugio dal dramma del club presso la macelleria del padre (Edward James Olmos). Nel ruolo di Felipe Reyes, Olmos emana un senso di protezione tipico da papà orso, oscillando dal burbero al sostegno affettuoso; il suo sguardo di ghiaccio può trasformare qualsiasi cosa, persino una piccola curiosità sull’anatomia bovina, in un’agghiacciante minaccia.
Nascosto sotto il machismo vi è un amore feroce che lega insieme i Mayans, e questa fratellanza è dipinta con cuore e umorismo. I bikers hanno sempre pronte battute da eroi di film d’azione (Angel ad un conducente la cui auto si è appena capovolta: “Com’è stata la tua visita nell’Upside Down?”) e Richard Cabral di “American Crime” è una vera delizia nel ruolo di Coco, anche se i suoi occhi tormentati comunicano che in lui ci sia molto di più al di là dell’aspetto comico.
L’elemento meno interessante finora è il triangolo amoroso: Miguel è sposato con l’ex di EZ, Emily (Sarah Bolger), e sembra più un qualcosa inserito per accontentare il mandato del network rivolto a compiacere le “Signore” che una parte organica della storia.
Mayans beneficia della ricchezza del suo materiale di base, e per i fans di Sons calzerà bene come un giubbotto consumato. La premiere si apre con l’immagine di un cane che scava nelle interiora di un corvo morto. Un rombo in distanza e il bastardino fugge via proprio mentre una motocicletta schianta la carcassa dell’uccello sotto le proprie ruote. Il corvo è un riferimento ad una delle immagini finali di Sons, e il messaggio da Sutter è chiaro: Sons of Anarchy è morto. Lunga vita ai Sons!
Voto: B+