“Anarchy Afterword”: le ultime considerazioni di Sutter e Charlie Hunnam sul finale di SOA

Anarchy Afterword

A prescindere da quali siano i vostri personali sentimenti riguardo agli ultimi attimi del series finale di Sons of Anarchy, non si può negare che l’episodio 7×13 “Papa’s Goods” passerà alla storia come uno dei capitoli più epici ed emozionanti della televisione.

Dopo 7 anni, Jax Teller ha incontrato Mr Mayhem ma invece di essere ucciso dal suo club come punizione per aver fatto fuori il presidente di un altro charter di SOA, con l’aiuto dei suoi fratelli ha inscenato la sua fuga e ha preferito suicidarsi andando incontro ad un camion mentre guidava la motocicletta del padre JT.

Martedì 9 Dicembre, in seguito alla messa in onda di “Papa’s Goods”, Kurt Sutter e Charlie Hunnam sono stati protagonisti dell’ultimo episodio di Anarchy Afterword per discutere del finale e dire addio a Sons of Anarchy.

“7 anni, amico mio”, Sutter ha detto rivolto a Charlie mentre sedevano uno di fronte all’altro intorno all’iconico tavolo di SAMCRO. “Possiamo raccontarne di storie”. “E’ la fine di un’era per noi”, concorda Charlie Hunnam. “Di tante notti insonni e parecchie bottiglie di tequila”.

Uno dei primi argomenti discussi è stato il processo d’evoluzione maturato nel corso degli anni sia a livello di scrittura sia di recitazione:

KURT SUTTER: Il modo in cui ho scritto e ho gestito lo show è cambiato di stagione in stagione. A volte si è trattato d’imparare qualcosa sul mio mestiere, altre volte di raccogliere gli stimoli forniti dalle forze creative con cui stavo lavorando, ed è così che sono stato in grado di allargare un po’ di più la mia visione, piuttosto che mantenere un unico punto di vista sul percorso, permettendo quindi anche ad altre influenze di condizionarmi. Tutto ciò ha cambiato il modo in cui scrivevo lo show e la maniera in cui dirigevo gli attori nello show.

CHARLIE HUNNAM: Penso che il mio processo d’evoluzione sia stato probabilmente simile al tuo, ma forse diverso in specifiche sfumature. Per me in un certo senso si è trattato di riuscire a rilassarmi nel corso degli anni, senza dover aver precise idee o rigide interpretazioni su come tutto dovesse essere recitato. Credo di essere cresciuto e di aver acquisito maggior sicurezza, consentendo a me stesso la libertà di fare “i miei compiti a casa” ma di arrivare sul set senza nulla di pianificato, così che potessi essere il più onesto e autentico possibile nell’ambiente che mi circondava e con le persone con le quali lavoravo. Ha richiesto un certo grado di coraggio e sicurezza per farlo, perché all’inizio, sinceramente, la stagione 1 è stata per me la stagione “del dialetto Americano”, ho trascorso un’enorme quantità del mio tempo e delle mie energie nel concentrarmi sulla pronuncia. Se ripenso a quella stagione sono molto consapevole di essermi come “contenuto”, quindi una volta superato questo problema, è stato un gigantesco passo avanti per me, dopo la stagione 1, potermi semplicemente rilassare e dimenticarmene. 

La fisiologia del creare un suono varia a seconda che una persona abbia o meno quel suono naturalmente dentro di sé, perché tutti i movimenti e gli aspetti fisici sono diversi. Quindi sentivo che tutte le mie energie fossero come focalizzate e “contenute” in questa piccola area per riuscire a creare il suono corretto.

KURT SUTTER: Il pubblico ne è a conoscenza perché vede i crediti, ma nella tv serializzata si lavora con diversi registi per ogni episodio (alle volte si riesce a riportarli nello show) e quindi c’è sempre un’energia diversa in ogni episodio, perché ciascuno di essi ha una propria filosofia, un modo differente di approcciarsi agli attori… a questo aspetto ti sei dovuto abituare per gestire o guidare la tua performance?

CHARLIE HUNNAM: Nel modo d’approcciarmi al materiale per interpretarlo e portarlo in vita, ho sempre avuto parti uguali di “istinto naturale” quando l’ho letto, e poi cosa ho interpretato della tua visione, in termini di ciò a cui aspirava il materiale. E questa è sempre stata la parte più importante per me, specialmente cosa tu volevi. Per quanto riguarda i registi, è stato un equilibrio basato sull’essere abbastanza aperto da accogliere le buone idee ed essere chiaro abbastanza in ciò che pensavo fossero i desideri d’entrambe le parti. Penso che sia andata sempre meglio, in maniera più diplomatica e malleabile nel corso degli anni. Ritornando alla stagione 1, problema dell’accento a parte, si era molto nervosi nel dare vita al proprio lavoro, si tendeva a lavorare no stop, avevi un’idea molto chiara ma rigida e contenuta di come dovrebbe essere, e alla quale dovevi attenerti il più possibile così da avere alla fine una versione eccellente e tutto sarebbe stato portato in vita nel modo giusto. Ma ciò non lascia molto spazio agli altri per offrire le loro idee… Ma poi penso di essere diventato una persona più matura e sicura, perché mentre continuavo ad onorare la mia visione riuscivo a lasciare che altre persone proponessero i loro suggerimenti.

KURT SUTTER: E’ interessante come i nostri processi e le nostre esperienze in due contesti diversi…
CHARLIE HUNNAM: Siano stati molto simili [ridendo].
KURT SUTTER: [ridendo]: Siano stati molto simili.
CHARLIE HUNNAM: Questo perché siamo entrambi dei maniaci del controllo.
KURT SUTTER: Forse un po’… e magari perché un po’ impulsivi [sempre ridendo].
CHARLIE HUNNAM: Che combinazione interessante [ridendo].

SOA-Afterwards-12.9.14-0062-1024x682

KURT SUTTER: Ne abbiamo discusso molto, c’è un fenomeno interessante che accade quando fai uno show tv serializzato: la vita e le tematiche degli attori e la vita e le tematiche dei personaggi iniziano ad intersecarsi, a riflettersi a vicenda e ad improntarsi reciprocamente. L’ho visto succedere in “The Shield” e so che è successo anche con te. Vuoi parlarne?

CHARLIE HUNNAM: Beh, è una parte di questo meraviglioso magico mistero che non riesco nemmeno spiegare. Quando ho letto il pilot, c’è stato qualcosa di così immediato nel modo in cui avevi descritto quel personaggio, in un certo senso è come se l’avessi riconosciuto, come se lo sentissi familiare e l’ho subito amato. Ho provato come un amore fraterno nei suoi confronti, volevo ottenere questo ruolo perché avevo un’idea precisa di come volevo che fosse portato in vita; quasi più del personaggio in sé, si trattava di me che desideravo disperatamente portare in vita questo ragazzo. Non che fossi super convinto delle mie capacità attoriali o che lo sia ancora oggi, ma sentivo una forte attrazione e di essere la persona adatta.

A questo punto Sutter interrompe Charlie per fargli vedere un video-messaggio a lui dedicato. Si tratta di Katey Sagal (Gemma Teller) che rivolge parole di stima nei confronti dell’attore inglese. Per Katey ha significato molto poter lavorare con lui nel corso di questi anni, è stato bellissimo vederlo crescere come attore e come persona. E’ stato fantastico vedere Charlie prendere il controllo ed essere colui che stabiliva l’umore della loro piccola famiglia ‘Sons of Anarchy’. Quindi lo ringrazia e lo saluta esprimendogli tutto il suo amore, come se fosse uno dei suoi figli.

Segue il video-messaggio di un ex Sons mai dimenticato dai fans: Ryan Hurst aka Opie Winston:

Ryan Hurst Anarchy Afterword

“Kurt, voglio soltanto dirti quello che ricordo averti detto una delle ultime volte che ti ho visto dopo che Opie è stato ‘finito’. Penso che valga per tutti: ‘Grazie per aver cambiato il corso della mia vita con lo show’. Ripenso a tutte le persone coinvolte nello show, non soltanto me stesso, non soltanto il cast, la crew e tutti coloro che guardano il nostro show… tu hai dato una voce e un volto a persone che si percepivano come emarginate, come reietti violenti senza famiglia, e le hai condotte in un viaggio emozionante che, in un modo o nell’altro, spero le abbia aiutate. Ripenso soprattutto alle facce del cast, a chi eravamo come esseri umani prima dello show e a chi siamo adesso, e che ci piaccia o meno, siamo fott**amente migliori. E non è stato attraverso una bella sessione di terapia con un tizio a cui diamo 250 dollari per ascoltare i nostri problemi personali, ma ci siamo arrivati grazie ad un gruppo di personaggi che in un certo senso eravamo destinati ad interpretare. Il fatto che tu ci abbia guidato in questo viaggio è da elogiare. Ti ringrazio dal profondo del mio cuore per avermi permesso di farne parte. A tutti i miei fratelli, vi amo. Vi amerò fino al giorno in cui morirò. Vi amo davvero tantissimo”.

Dopo il video-messaggio di Ryan, Kurt fa presente a Charlie che tutti i fans di SOA parlano sempre della scena in cui è morto Opie e ha perso il conto di quante visualizzazioni abbia il video in cui lui taglia la barba a Ryan.

SOA-Afterwards-12.9.14-0181-1024x682

Charlie afferma che quel video è stato girato alcuni mesi dopo che erano terminate le riprese di quella scena, e adesso che anche lui ha affrontato questa situazione, capisce realmente il dolore e la fase di genuino lutto che si prova nel dover dire addio a questi personaggi. Jax per Charlie, come Opie per Ryan, è stato come un grande amico con cui andare in giro per 7 anni; gli ha voluto bene, si è divertito con lui e ha imparato da lui, lo ha reso più cool, e certamente lo ha istruito su come affrontare i suoi problemi. Dirgli addio ha creato un grandissimo vuoto, e ricorda che Ryan ha scritto un bellissimo saggio chiamato “The last rites of Opie Winston” in cui ha parlato molto del fatto che fa parte del mestiere di ogni attore portare in vita i personaggi, con tutto se stesso, ma poi alla fine devi dirgli addio e sei costretto a portare dentro il lutto di non averli più intorno a te.

Kurt Sutter si definisce una persona non nostalgica, non conserva nulla, i suoi cassetti sono puliti e vuoti e preferisce vivere nella negazione.

sutter

Successivamente Sutter parla di Jax nella stagione finale, di quanto sia importante che l’episodio iniziale e l’episodio conclusivo si avvertano connessi, che il tutto sia svolto e percepito in modo organico. Secondo lui è stata una buona stagione in termini di costruzione, per riuscire a chiudere tutte le faccende, e crede che tutto quello che Jax alla fine ha dovuto fare sia stato motivato dalla storia e dal personaggio in sé. Hanno avuto varie conversazioni e per spiegare a Charlie lo stato in cui si trova Jax ha usato come esempio l’idea di qualcuno che lottava con se stesso o che viveva uno stato depressivo, e quando prende la decisione di farla finita in un certo senso è come se piombasse su di lui un senso di pace, non più gravato da qualunque sia il suo fardello. Quindi hanno parlato di come questo potesse essere un’influenza su alcune delle scelte di Jax.

Per Charlie Hunnam la ragione della scelta finale di Jax di suicidarsi è stata chiara nel penultimo episodio, 7×12 “Red Rose”. Ha amato la libertà che Sutter ha dato a Jax e a lui stesso su come interpretarlo negli ultimi due episodi. L’apice emotivo di Jax in tutto questo viaggio è stato quando ha visto realmente chi fosse sua madre, nello specifico la responsabile della morte di Tara. Ha apprezzato la scelta di Kurt di collocare la scoperta della verità nell’episodio 7×11, perché ha creato quella sensazione di chiarezza in Jax per capire cosa doveva fare, di responsabilità ma anche un senso di liberazione.

CHARLIE HUNNAM: “Se ricordi, abbiamo parlato delle varie versioni possibili del finale all’inizio della stagione, e abbiamo avuto un paio di conversazioni nel corso della stagione. Quando ho letto l’episodio 7×12, senza nemmeno discuterne, ho provato così chiaramente dalla tua scrittura quel senso di liberazione, pace e tranquillità. Quello è stato il momento in cui ho realizzato che avevi deciso davvero di farlo, e che alla fine avremmo detto addio a Jax. E’ a quel punto che ti ho chiesto di avere una conversazione per parlarne con me, per sapere se lui [Jax] a quel punto conoscesse esattamente quale fosse il suo piano, perché se lui lo sapeva, e sentivo che era così, allora anch’io avevo bisogno di saperlo”.

KURT SUTTER: Sì. E’ dall’inizio di questo viaggio che mi piaceva l’idea di condurre Jax nella stessa posizione del padre, ma facendo tutto per il verso giusto. Capisci cosa intendo? E mi piaceva anche l’idea che se ne sarebbe andato via allo stesso modo – sia come tributo sia che uscisse fuori strada – ma non ero sicuro di quanto volessi lasciare all’immaginazione del pubblico. C’è stata una discussione in merito, dove Jax è su strada, vediamo quel camion e chiudiamo lasciando una sorta di finale aperto. Ma sentivo che questo non è mai stato uno show basato sui “Se”… Questo è sempre stato uno show di scelte chiare e precise, con conseguenze chiare e precise, quindi ho capito che avevo bisogno il finale fosse chiaro in termini di cosa sarebbe accaduto o cosa no. Sentivo che quello fosse l’estremo sacrificio ed è così che sarebbe dovuto finire”.

Sutter ringrazia Charlie per aver dato vita a Jax e per averlo reso uno scrittore migliore, e soprattutto lo ringrazia dal profondo del suo cuore per la sua amicizia, che ha significato davvero molto per Kurt. Immagina che le loro strade s’incroceranno di nuovo a livello lavorativo ma se ciò non dovesse accadere, averlo come fratello è stato uno dei più grandi benefici di questo lavoro.

Lo stesso vale anche per Charlie, Sutter ha cambiato la sua vita ed è assolutamente certo che avranno un lungo futuro insieme. Allora Kurt, scherzando, risponde che il futuro di Charlie è un po’ più lungo del proprio, ma prontamente Charlie esclama (ridendo) che non si può mai sapere, considerando come guida la sua moto… [scusate ma io questi due li amo follemente! n.d.r.]

Ritornando allo show e a Jax:

CHARLIE HUNNAM: Ciò che ho amato del modo in cui hai scelto di finire lo show è che secondo me si avverte come la più grande celebrazione di chi era Jax Teller. Ho avuto la percezione che lontano dalla famiglia e dal club, non ci fosse alcuna reale felicità per lui. Ho davvero sentito nel mio cuore, come uomo così vicino a questo personaggio in questi momenti finali, che avesse trovato la vera pace e felicità, e me ne vado celebrando la sua vita e i suoi sentimenti sapendo che ha fatto esattamente quello che si era proposto di fare.

A questo punto viene mostrato un altro video-messaggio, dedicato a Kurt Sutter, da parte di Shawn Ryan, creatore e produttore esecutivo di “The Shield”, il quale ricorda di come abbia sempre pensato che Sutter fosse uno sceneggiatore straordinario. Ha dato un contributo notevole a “The Shield” e immagina che anche Kurt, proprio come è successo a lui alla fine delle 7 stagioni di “The Shield”, si senta orgoglioso di aver portato a termine 7 stagioni di “Sons of Anarchy”, uno show che ha lasciato un segno indelebile alla FX, con ascolti record e una popolarità incredibile. Quindi si congratula con Sutter, è molto orgoglioso di lui e del suo successo.

Un fan chiede spiegazioni sulla “Homeless Lady”:

KURT SUTTER: La storia dietro la “Homeless Lady” è qualsiasi voi vogliate che sia. Quando Jax le chiede “Chi sei?” come per dire di cosa si tratta questa dinamica tra te e me, Jax alla fine ha capito ed è quello che conta… Piuttosto di offrire qualche spiegazione mistica, amo l’idea che le persone abbiano varie opinioni su chi lei sia, cosa rappresenti e perché si trovi in così tanti punti chiave nel corso della serie. In un mondo che è così bianco o nero, avere un’energia in un certo senso un po’ ‘magica’ senza essere bizzarra o da effetti speciali, penso sia un suggerimento ad alcune delle qualità Shakespeariane, permettendo inoltre alle persone di discuterne e pensarci sopra.

CHARLIE HUNNAM: Credo che abbia funzionato molto bene. Ho sempre amato la Homeless Lady.

Sulla decisione di far interpretare a Michael Chiklis il camionista Milo che investe Jax:

KURT SUTTER: C’erano due personaggi di “The Shield” che pensavo non sarebbero mai comparsi nel mondo di “Sons of Anarchy”, uno era Vic Mackey e l’altro Shane Vendrell. Tempo fa, scherzando, dissi a Walton (Goggins) che l’unico modo sarebbe stato quello di mettergli una parrucca e delle tette, e alla fine è proprio quello che è successo con lui. Per Michael… si è presentata l’opportunità di avere quel personaggio che guida il camion alla fine, e ho pensato che avrei amato molto il richiamo o l’ironia che sarebbe stato proprio Chicklis colui che alla fine va dritto contro Jax Teller. E a quel punto ho considerato l’opportunità di impostare l’arco di questo personaggio in modo tale che quando fosse ritornato nel nostro mondo sarebbe stato in maniera organica e tuttavia percepito un po’ come parte del fato, parte del destino di tutti questi personaggi – lui ha incrociato il suo sentiero con Gemma, e forse trascorrere del tempo insieme a lei in qualche modo ha creato quel gap temporale. Capisci cosa intendo? Così tutto alla fine ha confluito in un certo senso. Sono andato a casa di Chiky, ne ho parlato con lui e ha amato quest’idea. Averlo nello show in qualsiasi altro momento sarebbe stato sempre troppo presto… lo ringrazio per aver accettato.

Sull’atteggiamento mentale di Jax riguardo alla scelta di morire come ha fatto John Teller:

CHARLIE HUNNAM: Non penso sia stata una scelta specifica da parte sua. Si è infilato in un vicolo cieco. E’ in un angolo e ha deciso che l’unico modo per tirarsi fuori da questa situazione e assicurare l’incolumità di tutti era quello di andarsene una volta per tutte. E come abbiamo visto, penso che ci fosse un grande senso di pace e di liberazione arrivati con tale decisione. Penso che lui sapeva di volersene andare mentre guidava la moto, dove Jax era sempre felice. Lui è là fuori, prende la decisione di divertirsi un po’ con la polizia, come avresti fatto anche tu in quella situazione… io di certo l’avrei fatto con niente altro da perdere [ride], perché non incaz*are 500 poliziotti? Una specie di bonus extra… Quindi lui è lì sulla strada, e credo che il destino sia intervenuto, quel camion si è presentato e ha pensato: “Perfetto. Questo è il momento. Questa è la cosa giusta”. Era il segnale finale che questo è il modo giusto di agire. Tutto sarebbe andato per il verso giusto.

KURT SUTTER: C’era questa sorta di bellissima tristezza, ma al tempo stesso gioia.

Curiosità: la scelta di far andare Jax in moto senza mani, nella scena finale, è stata di Charlie Hunnam.

In seguito a Kurt e Charlie si uniscono il regista Paris Barclay e alcuni degli attori del cast: Drea de Matteo (Wendy), Dayton Callie (Unser), David Labrava (Happy), Jimmy Smits (Nero), Billy Brown (August Marks), Emilio Rivera (Alvarez), Annabeth Gish (Sceriffo Althea Jarry) e Nico Nicotera (Ratboy).

SOA-Afterwards-12.9.14-0502-1024x682

Per i ringraziamenti e saluti finali a tutti i fans arrivano anche i video-messaggi di Tommy Flanagan, Theo Rossi e Kim Coates (non presenti durante l’Anarchy Afterword). Tommy si vede mentre è “seduto sulla banchina di una baia, sprecando il mio tempo” (chiaro riferimento ad una delle canzoni ascoltate durante la stagione 6 di SOA, “Sittin’ On The Dock Of The Bay”, n.d.r.). I 7 anni di Sons of Anarchy sono stati l’esperienza migliore della sua vita e Kurt, Charlie, Mark Boone Jr, Theo, Kim, David, Katey… sono la sua famiglia e li amerà per sempre.
Theo e Kim, che si trovano a Los Angeles all’evento con i fans tenuto ogni anno in occasione della messa in onda del finale, salutano e professano il loro amore per Kurt (al quale Kim, in evidente stato di ebbrezza, suggerisce di tagliarsi i capelli e rimuovere tutti i tatuaggi – LOL -) e per il cast, e naturalmente anche nei confronti di tutti i fans, perché lo show è stato costruito per i fans e senza il loro supporto non sarebbe stato possibile.

SOA-Afterwards-12.9.14-0555-1024x682

Un commento su ““Anarchy Afterword”: le ultime considerazioni di Sutter e Charlie Hunnam sul finale di SOA

  1. Non ho molte parole da dire ma ti ringrazio per avre creato questo sito, mi ha dato infiniti brividi leggere questo specifico capitolo dato che proprio ieri ho finito in ritardo di guardare l’ultima puntata della settima stagione.

    Sono ancora uniti come una vera famiglia, mi cresce solo il desiderio di una loro futuro reunion chissà dove e chissà quando..

    Complimenti e grazie ancora per il lavoro che hai fatto e che stai facendo.

    Aye!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto